acqua pubblica: L’INCOERENZA DELLA LEGA

imagesarticolo di Duccio Facchini QLL

Ora però devono decidersi. La Lega, lo sappiamo bene, in Lombardia, a Milano, a Lecco, si comporta come un partito militante fuori dalle istituzioni che tutti disprezza e tutti considera “parrucconi”. A Roma, al contrario, vota leggi vergogna, regala sconti ad amministrazioni locali tutt’altro che virtuose nella gestione dei bilanci (Catania), concede immunità per i ladroni e tanto altro ancora. Il Pdl, invece, gode di una certa coerenza. L’amore per gli affari propri domina su tutto e dappertutto; sia a Roma che in Lombardia, a Milano e a Lecco. Ora però devono decidersi. Mettersi d’accordo. Almeno per rispetto nei confronti dei propri elettori.

La Lega Nord, per bocca del Presidente del Consiglio regionale lombardo Giulio De Capitani, in data 26 febbraio ’09 (abbiamo le registrazioni), assicurò – durante un incontro pubblico sul tema della gestione dell’acqua – che il partito era assolutamente inamovibile: l’acqua lombarda deve restare pubblica, figurarsi quella in provincia di Lecco. Non si andrà mai a gara per il business dell’erogazione; l’acqua è un bene di tutti e per tutti. Mai nelle mani dei privati affogata nella logica del mercato.
Questi furono più o meno gli slogan padani. Le affermazioni di De Capitani suonarono anche allora singolari; la Lega, in Consiglio regionale, aveva più volte sostenuto i golpe liberisti dei formigoniani, poi, in città, si mette a fare la faccia pulita del “diamo ai padani quel che è dei padani: l’acqua pubblica”. Sorprendente.

Soffermandosi però al semplice livello formale delle parole leghiste sull’acqua pubblica, risulta evidente la contraddizione con ciò che va affermando il candidato per la Provincia di Lecco (sostenuto dalla Lega): il pidiellino Daniele Nava.
Quest’ultimo ha recentemente assicurato che la verifica (durata: tre mesi) per un’eventuale gestione interamente pubblica del ciclo dell’acqua (in house) è inutile, è solo una perdita di tempo. Meglio andare subito a gara: mettendo sul mercato la “ciccia” dell’affare, l’erogazione.

Come può questa posizione antitetica trovare una sintesi tra i due schieramenti? Sono le solite invenzioni leghiste per far propaganda tra i creduloni? Sono slogan strumentali, dimostrazioni ulteriori della non-credibilità del partito del Carroccio?
Se sì, non ci stupiremmo. Sennò sarebbe bene che – per rispetto dell’elettorato – entrambi gli schieramenti facessero chiarezza.
Mercato sì o mercato no? Acqua pubblica o acqua sul mercato?

Questi interrogativi li ha in parte fugati lo stesso Daniele Nava martedì scorso al forum tra i candidati alla Provincia organizzato da Merate On Line. Punzecchiato a riguardo da Germano – del Comitato per l’Acqua Pubblica di Lecco – il candidato “utile” ha paragonato l’acqua al gas metano. Ergo: l’acqua va privatizzata come il gas. E la Lega? “La Lega è d’accordo con noi, basti guardare le delibere dei Comuni leghisti a riguardo”. Infatti Calolziocorte, leghista, ha votato per l’acqua pubblica. Non ditelo a Nava, potrebbe darvi dei “mistificatori”.

Duccio Facchini www.quileccolibera.net

23 pensieri su “acqua pubblica: L’INCOERENZA DELLA LEGA”

  1. La Lega è una forza di popolo che, pur con molti limiti e contraddizioni, combatte contro le grandi lobbies transnazionali, quelle del nuovo ordine mondiale, della società multirazziale e antiidentitaria, del mercato globale, per intenderci. Il Pdl, con qualche eccezione in area ex missina, è mosso da puro e semplice efficientismo. Il centrosinistra, invece, è la truppa d’assalto della globalizzazione: l’ordine arrivato da Oltreoceano è quello della “semplificazione” del quadro politico e, a rischio di scomparire, l’amerikano Veltroni ha fatto fuori dal parlamento la sinistra non americanista. Franceschini fa un po’ di manfrina elettorale ma la strada tracciata è quella. Brivio a Lecco s’incammina nella stessa direzione. E’ chiaro che qui si va avanti a spanne, Lega compresa, perchè la situazione certo non favorisce la linearità. Però la Lega, tutto sommato e fatte molte eccezioni personali, attualmente è la più grossa rompiballe dei re di denari, come li chiama Bossi, e frena come può il progetto mondialista. E’ ingeneroso vedere solo dell’incoerenza nella Lega.

  2. fosse solo per l’acqua, la lega nord è incoerente fin nelle sue radici , ricordate tutti il “roma ladrona” :

    1) a Catania anche grazie a loro sono arrivati 500 milioni di €, concessi per tappare un buco di bilancio fatto da un sindaco che attualmente è parlamentare per il pdl;
    2 ) hanno eliminato per roma il patto di stabilità, il che vuol dire che Loro possono spendere i soldi ( anche se non ne hanno ) mentre noi, al Nord, non possiamo spenderne anche se ne abbiamo.
    3) Hanno votato inoltre una misura del patto di stabilità che impone di mettere a bilancio dell’anno corrente alcune spese già messe a bilancio l’anno precedente, di talché non si è potuto procedere ad avviare una serie di lavori che erano già cantierizzati, questo in sputto anche alla crisi economica, perché i piccoli lavori pubblici, fanno economia.
    4) federalismo fiscale (ahahahah) : ad ora esiste il federalismo amministrativo e l’autonomia, dati dalla riforma costituzionale fatta dal Centro-Sinistra qualche hanno fa, già esistono, come esiste una disposizione che dà alle regioni la possibilità di erogare tributi propri, e allora che mancava per ’sto federalismo fiscale ? quello che mancava era una legge quadro nazionale sui tributi. Quello che succederà ( perché non potrà che essere così ) è che si cambieranno i nomi di un sacco di tributi, senza però che il sistema finanziario cambi, e che quindi i trasferimenti al sud che c’erano ci saranno ancora. L’unica differenza, che non so se si potrà considerare positiva, è che (forse) saranno le regioni a stabilire tributi veramente propri, come dice la Cost già ora, anche se non è praticato a causa della mancanza della legge quadro e si procede con tributi propri stabiliti dallo stato ed addizionali regionali, sempre stabilite nei loro limiti dallo stato. Non so se potrà essere positiva perché manca un sistema mediatico di controllo sulla classe politica regionale ( ancor più che per quella nazionale ), il che lascerebbe la possibilità ai vari governanti regionali di fare un pò quello che vogliono, e magari di scaricare il badile ai gradi superiori. Se il federalismo deve servire per migliorare il controllo democratico dei cittadini (unico modo per far funzionare bene il settore pubblico ), questo non si avrebbe (almeno per ora ).
    5) dulcis in fundo : calderoli, il simpatico dentista, ha annunciato che vi saranno tagli nei consigli provinciali e comunali che vanno dal 20 % fino al 50 % degli enti locali più piccoli. I comuni ad ora sono in carenza d’organico e non possono assumere nessuno a causa della legge che permette l’assunzione di 1 persona solo dopo che 4 siano venute meno, questo porta a che i consiglieri e gli assessori svolgano lavori tipici dei tecnici comunali, in modo particolare nei piccoli comuni, dove l’organico è minore e il ricambio generazionale più lento. Il costo di un consigliere comunale in un paese fino a 10.000 abitanti sta fra i 10 e i 30 € al mese c.a, a titolo di rimborso. La carenza d’organico sommata al venir meno di 8 consiglieri ( tanti sarebbero in un comune di 5000-6000 abitanti come il mio ), vorrebbe dire non riuscire a svolgere attività di servizio al cittadino, anche perché con i vari tagli di trasferimenti, non si hanno i soldi per far fare gli straordinari ai dipendenti comunali.

    Insomma, fosse solo per l’acqua ….. sarebbe già buono!

  3. A Catania e a Roma sono arrivati soldi perchè, se non ve ne siete accorti, altrove vogliono tangenti anche per l’aria che respiriamo, figuriamoci per lasciarci fare il federalismo. Si poteva farlo senza pagare, con le baionette innestate? Mah! Il federalismo c’era già, quello della sinistra? C’era ma era megliko che non ci fosse, perchè senza il federalismo fiscale vuole dire aggiungere alle tasse statali quelle locali, perchè i soldi dovevano andare a coprire le gestioni clientelari e mafiose al sud. In futuro, invece, una parte di soldi resta qui, e soprattutto si stabilisce il criterio del costo standard al posto della spesa storica: i servizi di Catania devono avere per modello lo standard di Milano o Bologna e non possono costare di più, come accade oggi che fanno schifo e costano dieci volte. Per il resto si vedrà, le stesse competenze degli enti locali vanno ridefinite. Nonostante le magagne, io non farei hahahahah.

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